Per le sue proprietà terapeutiche è ormai ufficialmente comprovata l’efficacia della cannabis medica nel supporto naturale alla cura di svariate malattie, anche importanti. Il cannabidiolo e il THC estratti da questa pianta sono infatti efficaci in caso di cancro o malattie autoimmuni, come l’artrite reumatoide. Per via delle proprietà antidolorifiche e miorilassanti è anche efficace per patologie croniche neurodegenerative come:
- la SLA
- la sclerosi multipla
- l’Alzheimer
- il Parkinson
In questi ultimi anni diversi studi hanno confermato non solo le proprietà antidolorifiche, ma anche quelle antisettiche, antiepilettiche, antinfiammatorie e antivirali del cannabidiolo estratto dalle piante di cannabis.
Quello che ancora non era stato dimostrato da questi studi era la potenziale efficacia dei cannabinoidi, in particolare del THC e del CBD, per la cura del Covid 19. È quanto è avvenuto quest’anno grazie a ricerche realizzate in tutto il mondo.
CBD e THC sono armi efficaci contro il Covid 19?
Conoscendo le proprietà antinfiammatorie del cannabidiolo infatti, con l’epidemia di Coronavirus, gli scienziati si sono attivati per valutare se, e in che misura, la cannabis potesse avere un qualche effetto sull’infezioneda Sars-Cov-2.
La ricerca canadese
Un team canadese, in uno studio condotto a giugno scorso dall’università di Lethbridge, ha eseguito uno screening sugli estratti di cannabis ad alto contenuto di CBD. Ha testato gli effetti su modelli 3D di tessuti umani (bocca, vie aeree e intestino) osservando una diminuzione dell’espressione delle proteine Ace2 e Tmprss2, ovvero quelle che il coronavirus Sars-Cov-2 sfrutta per entrare nelle cellule.
La conclusione cui è pervenuta questa ricerca è che il CBD possa avere un ruolo nella prevenzione della malattia, che possa abbassare le probabilità di infezionee alleviare i sintomi del Covid-19.
La società farmaceutica canadese Tetra Bio-Pharmasta testando uno dei suoi cannabinoidi sintetici per valutarne l’efficacia nel ridurre l’infiammazione e l’iper-reattività del sistema immunitario.
La cannabis e il sistema immunitario
Anche un team dell’Israel Institute of Technology sta facendo ricerche in questo senso per verificare gli effetti della cannabis sul sistema immunitario e sul recettore Ace2 nel trattamento del Covid-19.
In un articolo pubblicato per la prima volta il 15 ottobre 2020 sul Journal of Cellular and Molecular medicine intitolato “Cannabidiol (CBD) modulation of apelin in acute respiratory distress syndrome” si afferma che “Gli effetti benefici del CBD sono stati correlati con la regolazione dell’apelina, un peptide endogeno che possiede effetti protettivi sul tessuto polmonare. Inoltre, l’apelina può rappresentare un biomarcatore per la diagnosi precoce dell’ARDS e per classificare il rischio di deterioramento e la progressione della malattia.”
Poiché l’apelina è anche un substrato per l’ACE2, questi risultati sono particolarmente importanti per la gestione della malattia COVID-19.
La ricerca negli States sul THC e il CBD contro la sindrome da di stress respiratorio acuto
Dai ricercatori dell’Università del Sud Carolina, in Columbia e da quelli del Baylor College of Medicine di Huston sono state realizzate ricerche specifiche per individuare la correlazione fra l’azione del THC e la sindrome da distress respiratorio acuto.
I risultati di questa ricerca vengono presentati in un articolo pubblicato sull’International Journal of Molecular Sciences. Questo studio afferma che “Il Δ9-Tetraidrocannabinolo previene la mortalità da ARDS portando alla soppressione della tempesta di citochine. Tutto ciò avviene attraverso l’apoptosi delle cellule immunitarie. Il trattamento dei topi affetti da ARDS mediato dal SEB con THC ha portato ad una sopravvivenza del 100%.
Riguardo la soppressione della tempesta di citochine c’è anche lo studio sul CBD dei ricercatori dell’Università di Augusta pubblicato su Cannabis & Cannabinoids Research.
I risultati degli esperimenti fatti sui topi i confermano che il CBD è in grado di aiutare a contrastare la tempesta di citochine. Tutto questo può ridurre la produzione di citochine pro-infiammatorie come l’interleuchina (IL)-6, IL-1b e IL-17. In poche parole riduce l’infiammazione i conseguenti danni respiratori. Nei topi trattati con CBD si è potuto anche constatare un aumento dei livelli di linfociti, importanti globuli bianchi per combattere le infezioni.
I ricercatoti affermano inoltre che il CBD potrebbe svolgere un ruolo immunoterapico nel trattamento di gravi infezioni virali respiratorie come la COVID-19, sulla base dei risultati attuali.
Una recentissima ricerca, pubblicata nel mese di gennaio 2021 sull’International Journal of biological macro molecules, sembrerebbe confermare definitivamente il forte potere antivirale e l’efficacia clinica della cannabis light nella terapia contro il SARS-CoV-2.
Nello studio, sono stati analizzati 5 cannabinoidi (THC, CBD, THCA, CBDA e CBN) e si è visto come il CBD e il THC risultino avere un potere antivirale superiore alle attuali terapie farmacologiche impiegate oggi nella cura, ovvero lopinavir, clorochina e remdesvir.
Secondo lo studio in questione THC e CDB infatti sono composti da molecole con potenziale duplice effetto di contrasto del virus SARS-CoV-2.
Da una parte inibiscono il SARS-CoV-2 Mpro dall’altra riducono il livello di citochine pro-infiammatorie che scatenano il danno ai polmoni in quanto agonisti del recettore CB-, riuscendo a prevenire la sindrome da di stress respiratorio acuto.